Inner City Blues  

 

La sensazione e’ quella di crepare soffocato .
Se turi il naso devi prendere fiato con la bocca , se li chiudi  entrambi prova a respirare con le orecchie per dio  , ma cerca di non morire .
Se non parlo devo scrivere , se non scrivo devo comporre , se non compongo , non parlo e non scrivo , muoio .
E sorprendentemente , adesso io voglio vivere .

Il dubbio e’ se si possa combattere  una battaglia  restando fermo in un punto .
Con una santabarbara di fucili e caricatori , semiautomatiche , bombe a mano , granate , lanciarazzi e bengala  , d’accordo  , ma asserragliato in una torre di vedetta  ,  inviso ai propri commilitoni e  odiato dai propri nemici .
Qui non si parla di vincere , ma solo  di partecipare … e’ possibile ?
Osservare questa sporca guerra , conoscere tutto e dappertutto , sentirsi un vecchio colonnello pazzo che lancia granate contro il  nulla , stanco e ferito , in una vecchia isola dimenticata un secolo  dopo la fine di una guerra .

La paura non e’ di restare soli .
Non è  questo .
Perche  c’e’ un’arte  , o forse il  narcisismo di un’arte ,  a cui si puo’ sacrificare tutta una vita .
La paura dunque e’ di morire senza aver lasciato un segno .
I più grandi artisti del nostro secolo hanno imbavagliato  la vita stessa  all’altare  della propria Musa  , perche’  SAPEVANO  quanto  le proprie opere fossero piu’ forti  di loro , quanto l’immagine , il suono e la parola siano più grandi dell’uomo .
Muore in povertà e solitudine , abbandonato in una stanza fatiscente alla periferia di Parigi .
Lascia poche piccole cose , destinate alla  vita eterna .

 

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